FEDERICA IANDOLO

MADRINE DI ‘NDRANGHETA
Compagnia Editoriale Aliberti 2024

VENERDI’ 7 GIUGNO 16:00
THE SPACE CINEMA – SALA 3
CORCIANO (PG)

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FEDERICA IANDOLO

MADRINE DI ‘NDRANGHETA

Compagnia Editoriale Aliberti 2024

Federica Iandolo, una delle scrittrici più giovani e potenti, e si interessa di criminalità organizzata italiana (in particolare di ‘ndrangheta), internazionale e violenza di genere nelle mafie.

In uscita il suo libro Madrine, la vera storia delle donne di’ ndrangheta (Compagnia Editoriale Aliberti, 2024)

 

“I gruppi criminali concedono sempre più spazio alle donne, ma solo quando non fanno parte della famiglia e fuori dai territori d’origine. Il processo Aemilia, sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia, ha coinvolto più di 200 imputati tra cui una ventina di figure femminili”

Non si può parlare al singolare di donna di ‘ndrangheta. Esistono infatti contesti differenti che prevedono di volta in volta un cambiamento del ruolo femminile, da quello di vittime, a quello di complici di primo o primissimo piano nell’organizzazione. Alcune storie recenti sembrano dimostrare un maggiore coinvolgimento delle donne nei gruppi organizzati quando questi agiscono in contesti non tradizionali.

Al contrario dei contesti tradizionali e familiari della ‘ndrangheta, dove le donne sono più spesso relegate a ruoli marginali e talvolta oppresse. 

Le differenze possono dipendere dalla zona geografica in cui si trovano i gruppi e dai legami con la famiglia mafiosa. Le donne che appartengono per nascita a un clan vengono più spesso spogliate della loro individualità, per essere riconosciute solo all’interno del “noi” rappresentato dalla famiglia criminale. Molto cambia però se ci spostiamo al di fuori dei territori della Calabria e se le donne non hanno un’origine anch’essa mafiosa.

Le indagini processuali compiute sul clan cutrese dei Grande Aracri in Emilia, sfociate nel processo Aemilia del 2015, che ha coinvolto più di 200 imputati tra cui una ventina donne, hanno dimostrato il radicamento di una cosca della mafia calabrese molto potente al Nord e l’esistenza di ruoli femminili inediti all’interno di questo tipo di associazione. Tra le figure femminili coinvolte alcune rivestivano ruoli cruciali, caratterizzati da un buon grado di indipendenza nell’agevolare le attività del clan. Non si trattava di sottoposte, ma di donne che potevano controllare denaro o gestire affari in autonomia. 

 

La prima donna, 42 anni all’epoca dei fatti, nata a Bologna, è una rampante professionista in campo finanziario che decide di mettere le sue competenze a disposizione della ‘ndrina e vive un’indipendenza decisionale a tutto tondo. Talvolta era delegata dal boss a compiere affari in nome e per conto suo. Lei viveva il rapporto con la cosca come un vanto, visto il potere che questa esercitava e le ricchezze economiche e immobiliari di cui si fregiava l’organizzazione criminale.

Parlava con entusiasmo al marito di queste sue nuove conoscenze. Non veniva in alcun modo costretta, soggiogata o minacciata, anzi, voleva lavorare con il clan e arricchirsi, fare vacanze in resort di lusso che esibisce con orgoglio sui suoi social network. Riceveva confidenze e consigli dai membri del clan su come gestire diatribe o questioni di principio, e trasportava armi con disinvoltura nel baule della propria auto.

 

Federica Iandolo incontrerà il pubblico in un Reading con il Relatore:

 

VENERDI’ 7 GIUGNO ORE 15:00

THE SPACE CINEMA (CORCIANO) – SALA 3

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